Il Panda oggi ha intervistato un vero amante dei viaggi: Andrea, l’autore del blog andreamarchegiani.it dedicato alle fotografie, ai viaggi con il quale ci ha stupito per la sua ricchezza di contenuti. Abbiamo con lui approfondito il tema dei viaggi connessi alla passione per la fotografia. Curiosi di sapere cosa ci ha raccontato e di vedere qualche suo scatto?
© Articolo e Foto di Andrea Marchegiani. Vietata ogni riproduzione non autorizzata.
Concesso per la pubblicazione a ROLLING PANDAS, 5 Settembre 2019
Raccontami qualcosa su di te e su come nasce il tuo blog
Sono un fotografo professionista e un viaggiatore per passione. Durante i miei viaggi porto con me la macchina fotografica, non potrei partire senza. Nel corso del tempo, ho raccolto molti reportage fotografici e dallo scorso anno ho deciso di iniziare a pubblicarli sul mio sito per condividere gli scatti più belli. Ho da subito sentito il bisogno di raccontare le storie che vi si celavano dietro, per fissarle nella mia memoria. Sono laureato in sceneggiatura cinematografica, quindi per me scrivere è quasi un atto involontario. Senza rendermene conto è nato un vero e proprio blog, un giornale di viaggio in cui annoto informazioni, pensieri ed emozioni. Ho avuto molti feedback positivi e questo mi ha incoraggiato a continuare. Le persone guardano le foto, leggono i racconti e si immedesimano. È una cosa bellissima, di cui sono davvero grato. Alcune riviste specializzate si sono poi interessate al mio lavoro e hanno deciso di pubblicarlo. Questo mi ha dato la spinta definitiva ad impegnarmi al massimo per rendere il mio blog più organizzato e organico. Ho ancora molto materiale da pubblicare, devo solo trovare il tempo!
Come si unisce la passione per la fotografia a quella per i viaggi?
Viaggio per uscire dalla mia zona comfort, per incontrare gli altri abitanti del pianeta mondo. Il mio motto è “qualsiasi luogo è casa”, perché in ogni posto c’è calore e amore. Ed è davvero così: nei miei viaggi ho incontrato tante persone gentili, pronte ad accogliermi. Un viaggio cura quanto una seduta di psicoterapia! Prima di partire provo sempre qualche timore, ho paura di non trovarmi bene, di non adattarmi. Al mio ritorno, invece, ho la sensazione di aver trovato un altro luogo dove potrei trasferirmi e andare a vivere. Nel mio girovagare, quando vedo qualcosa che mi emoziona scatto una foto. Non per tanto per documentare, il mio non è un blog-guida turistica, ma per catturare l’essenza di ciò che vedo, per scrivere il mio storytelling personale. Anche nella post-produzione fotografica, infatti, non mi preoccupo di essere strettamente foto- giornalistico. Gioco con le tonalità, cercando di restituire quel sapore particolare che ho gustato, quel sentimento nascosto tra le pieghe della realtà. In Etiopia, ad esempio, le persone vivono una realtà molto difficile, estrema. La mia mente ha iniziato a visualizzarli come figure eroiche, dalla grande tempra morale e resistenza fisica. La lavorazione delle foto, che si ispira ai colori dei film d’azione hollywoodiani, è venuta di conseguenza.
Cosa ti ha colpito di più dell’Etiopia?
Il Dallol, un antico vulcano che sorge sulla placca tettonica che separa l’Africa dall’Asia. Le sue concrezioni saline dai colori sgargianti e i piccoli geyser che rendono butterato il paesaggio lasciano senza parole. Sembra di trovarsi su un altro pianeta. Qui le temperature sono estreme e arrivano anche a 50°. Sono stato avventato e ho deciso di visitarlo a maggio, quindi ho vissuto sulla mia pelle l’effetto di temperature così aggressive. Nelle ore di sole pieno si rischiava di svenire e vedere le persone del posto lavorare sotto il sole nelle miniere di sale senza emettere un lamento mi ha davvero cambiato. Ho capito che non ha senso lamentarsi di fronte alle avversità. Bisogna trovare la forza di affrontarle.
Raccontaci l’esperienza più emozionante che hai vissuto in questo luogo magico!
Ho nutrito le iene direttamente dalla mia bocca! Mi trovavo ad Harar, una città fortificata edificata un millennio fa. Il poeta Rimbaud ne rimase così affascinato che decise di trascorrervi gli ultimi anni della sua vita. Qui da secoli si tiene uno strano rituale. Ogni sera, un incaricato del villaggio si reca fuori le mura con una sacca di carne cruda. Le iene si avvicinano a lui e si lasciano nutrire dalla sua bocca. Per quanto possa apparire strano, questa usanza ha consentito di azzerare gli attacchi delle iene al bestiame e agli esseri umani. La città è molto più sicura ora, al punto che di notte le iene possono entrare in città e nutrirsi degli avanzi di cibo dei mercati. Il custode delle iene ha accettato di portarmi con lui e mi ha sfidato a nutrirle. Si avvicinavano con delicatezza, con i loro grossi musi sgraziati. Sentivo il loro fiato sulle guance. È stato un momento surreale, non lo dimenticherò mai.
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