Cos’è la Street Photography? Ecco tutte le regole da conoscere e alcuni consigli utili per padroneggiare questo esaltante genere fotografico.
© Articolo e Foto di Andrea Marchegiani. Vietata ogni riproduzione non autorizzata. Concesso per la pubblicazione a NAMIAS EDITORE, Giugno 2021
Chi ama fotografare in viaggio sa quanto possa essere frustrante avere dei modelli di riferimento troppo alti. Tutti conoscono Steve McCurry ed è impossibile partire per l’Asia senza sognare di replicare le straordinarie immagini di questo grande artista. La delusione però è dietro l’angolo e ci si trova spesso frustrati a causa della scarsa qualità dei propri scatti.
La fotografia di viaggio non è un genere fotografico a sé: abbraccia la Fotografia di Paesaggio e il Ritratto, la Still Life e la Street Photography.
Ed è proprio quest’ultimo l’ambito che può dare i risultati meno appaganti. Infatti, benché non sia un genere difficile da maneggiare a livello tecnico, la Street Photography richiede di trovarsi al posto giusto al momento giusto, vale a dire lunghi appostamenti o un gran bel colpo di fortuna.
A meno che non stiate partendo per un viaggio esclusivamente dedicato alla fotografia, il vostro itinerario vi farà spostare di continuo e questo porrà grandi limitazioni alle vostre opportunità. Prima di scattare la famosa foto del bambino che corre nei vicoli colorati di Jodhpur, Steve McCurry selezionò con cura la location e rimase per ore in attesa che qualcosa di significativo accadesse.
Nonostante questa amara premessa, non c’è motivo di scoraggiarsi. È infatti possibile viaggiare per godersi le ferie con gli amici e allo stesso tempo scattare foto soddisfacenti.
Da diversi anni viaggio nei luoghi più remoti del mondo, spinto da una insaziabile voglia di esplorare e conoscere culture diverse dalla mia, scatto fotografie che suscitano interesse e scrivo i miei resoconti in un blog di viaggi e avventure. La mia esperienza come fotografo di reportage di matrimonio mi ha consentito di cogliere al volo ogni opportunità, ma anche di riconoscere quando non ha senso forzare la mano. Ecco come distinguere tra le due cose e saper agire con cognizione di causa.
Cosa hanno in comune la veduta di una città, la prospettiva decentrata di una strada trafficata, l’insegna di una discoteca alla moda e la vetrata di un ristorante gremito di clienti? Sono tutti esempi di Street Photography, perché esplorano gli spazi dei piccoli e grandi centri urbani.
Ma anche il ritratto ambientato di un venditore di caldarroste, un cane al guinzaglio che indossa un capottino alla moda o il riflesso della luna in una pozzanghera sono scatti di Street Photography, perché la vita di una città non è fatta solo di infrastrutture e caos, ma anche delle abitudini e dei sogni delle persone che la abitano.
La Street Photography è quel genere fotografico che cattura la vita quotidiana nei luoghi pubblici attraverso fotografie candid (spontanee, non in posa). Benché spesso il fotografo che si aggira per le strade desideri esplorare una tematica specifica, egli non interverrà per modificare il corso naturale degli eventi.
Per comprendere la vastità di approcci possibili, è sufficiente osservare le immagini dei grandi maestri della fotografia, da Daguerre (che mostrava scarsa attenzione alle singole persone) a Paul Martin (che per primo le ritrasse con l’uso di una macchina fotografica nascosta), fino ad arrivare a Vivian Maier, con le sue istantanee intime e malinconiche, e Martin Parr, con la sua pungente satira sociale.
Il loro lavoro ci riguarda oggi più che mai, non solo perché ha ritratto e ritrae i momenti della nostra vita quotidiana, ma anche perché viviamo in un’epoca in cui, grazie alla diffusione degli smartphone, siamo tutti un po’ fotografi di strada e studiare è il primo passo per scattare in modo consapevole.
Nei miei viaggi, di rado mi fermo nelle grandi metropoli del mondo. Sono più interessato a ciò che accade nei piccoli centri urbani africani e asiatici, dove i luoghi pubblici hanno sembianze assai diverse dalle fermate della metropolitana o dai centri commerciali. Le foto che ho selezionato sono quindi una sfida a ripensare la street photography in termini alternativi, perché la “strada” non deve necessariamente essere un ambiente urbano: la strada è qualsiasi luogo pubblico dove sia visibile l’attività umana e avvengano interazioni sociali. A Babile, in Etiopia, una strada sterrata che taglia il deserto è la principale via di connessione tra i villaggi limitrofi e vi si svolge un importante mercato dei dromedari; e che dire di Varanasi e dei ghat lungo il Gange? La ricchezza della vita che vi scorre è a dir poco sorprendente.
La Street Photography è uno dei generi più democratici che esista. I più noti fotografi di strada scattano infatti con un’attrezzatura super leggera, che spesso si limita ad un corpo macchina e un’ottica fissa grandangolare (apprezzatissimi sono il 24mm e il 35mm). Non è necessario avere immagini perfettamente a fuoco e prive di rumore, purché si catturi un momento di vita quotidiana significativo. Il flash è superfluo, o addirittura dannoso se si cerca di passare inosservati. La luce ambiente è invece fondamentale: nelle ore di sole accecante, approfittate delle ombre di palazzi e portici; di notte, sfruttate creativamente i lampioni, le insegne luminose e le vetrate dei negozi.
Chi non dispone di una macchina fotografica può sempre utilizzare la fotocamera del proprio smartphone: gli ultimi progressi tecnologici consentono risultati sorprendenti e sono addirittura nati concorsi appositi.
Uscite di casa e girate nei vicoli di quartiere: accade qualcosa di interessante, provare per credere!
Non servono grandi competenze tecniche per cimentarsi nella Street Photography: la componente artistica sarà invece determinante. Sviluppate uno sguardo attento e capace di interpretare le situazioni nel corso del loro svolgimento: solo così potrete cogliere quel “momento decisivo” teorizzato da Henri Cartier-Bresson. Saperlo anche interpretare attraverso una semplice ma dinamica composizione spaziale vi garantirà immagini di grande impatto.
La composizione è uno degli aspetti fondamentali di ogni foto e in assoluto il più difficile da imparare e gestire. Bisogna studiare molto per affinare il proprio occhio, quindi comprate libri, andate alle mostre fotografiche, cercate di comprendere cosa c’è di unico in uno scatto che vi colpisce. Non limitatevi a guardare una foto: percorretela come fosse una ragnatela e scovate i punti di maggiore interesse. Poi, uscite con la vostra attrezzatura e cercate nel mondo cose interessanti con cui allenarvi.
La riproduzione su una superficie bidimensionale della realtà tridimensionale produce sempre uno scarto di resa, quindi all’inizio potreste sentirvi delusi dai risultati. Piano piano imparerete a inquadrare solo le parti davvero interessanti della realtà che avete di fronte (la cosiddetta “messa in quadro”) e accetterete una dura verità: quando si fotografa si deve selezionare il proprio soggetto e scartare tutto il resto!
Questa riflessione è valida per ogni genere fotografico, ma nella Street Photography si incontra una difficoltà in più: non sapete mai cosa incontrerete dietro l’angolo, quindi dovrete interpretare la realtà con grande rapidità e ripensarla immediatamente in termini di inquadratura, messa a fuoco, esposizione e, soprattutto, composizione.
Ecco alcune cose da sapere e assimilare in profondità per riuscire in questa difficile impresa:
1. Non muovetevi mentre scattate la foto: è inutile cercare di avvicinarsi troppo, perché perdereste il momento, quindi componete dal luogo in cui siete. Se il vostro corpo macchina monta uno zoom, riflettete bene se usarlo o meno per non perdere secondi preziosi.
2. Valutate l’altezza di ripresa: alcune volte è consigliabile abbassarsi un po’, per non distorcere troppo le linee di fuga degli edifici sullo sfondo, altre è assolutamente necessario farlo, se il soggetto è un simpatico cagnolino che cammina ad altezza piedi.
3. Collocate il soggetto all’interno del fotogramma: preferite tenerlo al centro o spostarlo a sinistra/destra seguendo la regola dei terzi? Se avete dimestichezza con la sezione aurea, potreste valutare anche questa possibilità. Se il soggetto è in movimento, scattate una raffica di foto, perché sarà difficilissimo averlo nella porzione di fotogramma desiderato e saranno indispensabili più tentativi.
4. Fate attenzione a ciò che succede ai margini dell’inquadratura: ci sono elementi interessanti che connotano la scena e che state inavvertitamente tagliando fuori dall’inquadratura? Oppure avete lasciato troppa “aria” sopra al soggetto, rendendo la parte superiore dell’immagine vuota e priva di interesse? Riuscite a scovare nel paesaggio urbano degli elementi obliqui che guidino lo sguardo verso il soggetto della foto? In caso affermativo, usateli!
5. Pensate in termini grafici: tutto ciò che catturate nel fotogramma ha dei contorni che produrranno linee orizzontali, verticali e oblique (convergenti o divergenti). Il modo in cui si raccordano e lo spazio che gli riserverete hanno un’importanza cruciale: con un soggetto posizionato a destra, ad esempio, lo spazio a sinistra rischia di apparire vuoto o disordinato. Cercate di organizzarlo con linee trasversali che guidino lo sguardo da sinistra verso destra, come se stesse scrivendo delle parole su una pagina scritta. Se invece avete optato per una composizione con soggetto al centro, riuscite a creare delle simmetrie, magari utilizzando i riflessi di vetrine, pozzanghere, corsi d’acqua? Se non riuscite a trovare nessun elemento interessante o la composizione vi sembra comunque sciatta, inserite una quinta prospettica: un passante in primo piano (meglio se di profilo o di spalle), la fronda di un albero, la tenda da sole di un negozio. In questo modo forzerete chi osserva la foto a districarsi tra più livelli sovrapposti e l’immagine acquisirà profondità.
Solo con tanto allenamento otterrete quell’agilità mentale che vi consentirà di comporre in maniera consapevole. In ogni caso, siate indulgenti con voi stessi. Non pretendete l’impossibile o vi demoralizzerete. E ricordate che i migliori scatti di Steve McCurry nascondono migliaia di tentativi meno riusciti!
Una foto convertita in bianco e nero spesso appare più elegante di una a colori: acquisisce una inedita solennità e sembra raccontarci temi universali piuttosto che eventi singoli e circostanziati.
Per questo motivo, il bianco e nero è stato sempre molto usato nella Street Photography.
Quando si selezionano le immagini di una photo session, spesso rimaniamo stupiti da scatti casuali che sembrano invece studiati a tavolino e riescono ad esplorare tematiche profonde, come la solitudine del singolo immerso in una massa anonima, la fragilità umana che si nasconde dietro a certi svaghi consumistici e le ingiustizie sociali della società in cui viviamo.
Ci sono immagini che sembrano davvero essere scattate per il bianco e nero, ma facciamo attenzione a non esagerare: uno scatto sbagliato non merita di vestirsi a festa e spesso accade che gli appassionati di fotografia convertano in bianco e nero immagini che andrebbero semplicemente scartate.
Non sottovalutate poi le infinite possibilità espressive del colore: il suo linguaggio, fatto di rimandi e contrasti, è molto complesso e stimolante. Anche se non ne siamo consapevoli, il colore parla al nostro subconscio e ci suggestiona nelle nostre preferenze. Studiate la teoria del colore, il significato che assumono le tonalità nelle diverse società e inizierete a prestare attenzione al colore degli oggetti e al modo in cui entrano in relazione.
Girando per la vostra città o per le strade del mondo, di sicuro sarete attratti dai mercatini locali, dai graffiti di quartiere, dai flussi di persone nella metropolitana, dalle vetrine luminose dei negozi alla moda; vi accorgerete ben presto che un fascio di luce deciso può isolare un elemento del tessuto urbano rendendolo un soggetto ideale per una foto ad alto impatto e che le segnaletiche stradali sono ottimi soggetti per fotografie astratte; vi capiterà di trovarvi nel bel mezzo di una manifestazione o protesta di piazza, in una sfilata carnevalesca, o di venire sorpresi dalla bellezza della gocce di pioggia su una vetrina. Col tempo, troverete dei temi ricorrenti e potrete selezionare foto scattate in momenti e città diverse e raggrupparle per aree tematiche.
Ma quello a cui dovrete davvero prestare attenzione per sviluppare uno stile personale e distintivo è lo stato d’animo che vi spinge a scattare. Cosa si mette in moto dentro di voi quando entrate in relazione nel mondo? Vi interessano le contraddizioni della società dei consumi? Volete gettarvi sopra uno sguardo ironico e sarcastico? Martin Parr vi ha dedicato una fortunatissima carriera, sottolineando l’elemento grottesco di alcuni comportamenti quotidiani con l’uso del flash di riempimento. Oppure avete un temperamento più malinconico e sono gli stati d’animo delle persone a guidare la vostra bussola interiore? Vivian Maier ha scattato migliaia di foto, senza mostrarle mai a nessuno, per lenire la propria solitudine attraverso quella che ritraeva negli altri.
Quando ho iniziato a viaggiare, non sapevo cosa avrei fotografato. Ho capito solo con gli anni che fotografo per un bisogno esistenziale di vicinanza con gli altri. Quando scatto non mi nascondo e non cerco di rubare fotografie ad ogni costo. Se fotografo senza essere notato, poi mi avvicino e mostro il risultato. Se la persona si sente violata nella sua privacy, chiedo scusa e cancello la scheda di memoria. Ogni soggetto che incontro è per me un’anima affine: mi domando cosa pensa della propria vita, se è felice o insoddisfatto, se è una persona sola o se la sua vita è piena d’amore. Sono le stesse domande che mi pongo io stesso e mi interessano le risposte che si danno gli altri, specie se distanti da me per cultura e situazione sociale. Il mio motto è “Any Place is Home”, perché davvero ogni luogo, anche il più ospitale, è la casa di qualcuno, un focolare dove abita con persone a cui è legato da sentimenti di affetto e amore. È un pensiero potente, che mi dà speranza sul futuro dell’umanità.
Se però sentite la necessità di rendervi invisibili, ci sono molte strategie per scattare più o meno indisturbati: ad esempio, fotografate senza guardare nel mirino, utilizzando invece il display orientabile; fermatevi in un angolo fingendovi indaffarati, mentre in realtà aspettate il momento in cui accada qualcosa di interessante; evitate il contatto visivo con chi vi circonda, fingete di inquadrare un panorama lontano e zoomate invece su un passante.
Qualsiasi sia il vostro approccio, vi prego, siate rispettosi. Ho visto fotografi comportarsi senza ritegno nei confronti di contadini al lavoro nei campi, o molestare senza tetto sdraiati sul ciglio della strada che imploravano di non essere fotografati. Personalmente lo trovo ripugnante, oltre che inutile. Ricordate infatti che non abbiamo il diritto di vendere fotografie senza una liberatoria firmata, quindi uno scatto ottenuto con maleducazione resterà soltanto un brutto ricordo di viaggio.
Scattate per voi stessi e fatelo con amore: è questo il vero segreto per rendere prezioso il vostro lavoro.
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1 Comment
Sei tra le poche persone che mi ricordano di volta in volta, di articolo in articolo, quanto è bello fotografare e come bisogna farlo… sei un maestro