Se state pensando di fare un viaggio in un luogo remoto, sconfinato, ai confini della civiltà umana, la Mongolia è decisamente il paese che fa per voi. Tra i più disabitati del mondo, vanta paesaggi da mozzare il fiato e tradizioni popolari uniche al mondo.
Oltre agli itinerari più battuti, che generalmente comprendono una visita alla capitale Ulan Bator, il deserto del Gobi e le riserve naturali di Gorkhi-Terelj, vi consiglio di valutare l’altopiano degli Altaj o Altai, situati all’estremo ovest del paese, al confine con la Russia e la Cina.
Distanti oltre 2000 km dalla capitale, con vette che superano i 4000 metri, vi sembrerà di essere finiti su un altro pianeta, tra steppe ghiacciate abitate da orsi, volpi e lupi e sentieri impervi, dove pascolano cavalli semi-selvaggi.
Sui monti Altai è normale sentirsi persi, senza punti di riferimento. Fortunatamente, se guardate bene, vi accorgerete che l’orizzonte è puntinato da isolate fattorie dimenticate dal tempo. Avrete voglia di raggiungerle e chiedervi rifugio, ed è qui che conoscerete l’ospitalità dei pastori kazaki, che vivono ancora nelle tipiche ger mongole, allevando splendidi esemplari di capre da cashmere e cacciando con le aquile.
Un paradiso perduto a tutti gli effetti, riservato solo ai più tenaci, sia perché non è facile da raggiungere sia per le rigide temperature che spazzano l’area per buona parte dell’anno.
D’altronde, le cose più belle hanno sempre un prezzo. Siete disposti a pagarlo?
I Monti Altai sono una catena montuosa che attraversa diversi stati dell’Asia centrale, come la Mongolia, la Cina, la Russia e il Kazakistan. La parte mongola dei Monti Altai si trova nella provincia di Bayan-Ölgii, nella parte più occidentale del paese.
Raggiungerli dalla Italia richiede almeno due giornate di viaggio, dal momento che occorre innanzitutto raggiungere Ulan Bator (o Ulaanbaatar) e poi aspettare il primo volo disponibile per Olgii, la capitale della provincia di Bayan-Olgii.
È una tratta interna, programmata di solito due volte a settimana. Per questo motivo, è spesso necessario dormire una notte nella capitale, che a dispetto della cattiva fama di cui gode, ha in realtà molto da offrire.
Una volta atterrati a Olgii, dovrete spostarvi in jeep o fuoristrada. Non perdetevi l’occasione di provare gli indistruttibili UAZ russi, che hanno ancora tutte le componenti meccaniche (niente di elettrico) affinchè gli autisti possano risolvere ogni eventuale guasto con le loro abilità manuali!
È importante tenere presente che i Monti Altai sono una regione remota e selvaggia, quindi è consigliabile pianificare attentamente il viaggio, assicurarsi di avere l’equipaggiamento adeguato e seguire le linee guida di sicurezza.
Olgii e Sagsai sono due località imperdibili se decidete di visitare i monti Altai.
Olgii è la capitale della provincia e vi stupirete delle sue piccole dimensioni, non superiori ad un piccolo comune italiano. Con una popolazione di circa 30.000 abitanti, Olgii è un reticolo di strade e incroci circondata da splendidi paesaggi montuosi e vaste steppe.
Sagsai, invece, è un somon (sottodistretto) situato a circa 50 chilometri a est di Olgii. Le strade per raggiungerla sono tutte sterrate, piene di buche e grossi sassi.
Vi abitano appena 5000 anime, sparse in fattorie distanti tra loro anche chilometri. Ma è qui che godrete della pace più assoluta, tra allevamenti di cavalli e pecore da cashmere. Una famiglia di pastori sarà più che felice di ospitarvi e potrete vivere secondo le loro usanze e ritmi.
La popolazione di questa area è principalmente composta da pastori kazaki, di fede musulmana e di tradizioni diverse dai mongoli che vivono nel resto del paese. Riversatisi qui per sfuggire al regime sovietico, questa minoranza etnica è dedita alla pastorizia, rinomata per la sua ospitalità e per un’antica pratica oggi più che mai di moda: la caccia con le aquile.
Ad Olgii e Sagsai si svolgono infatti due importanti Golden Eagle Festival, che radunano turisti da ogni parte del mondo, duranti i quali gli eagle hunters si sfidano per dimostrare di avere l’aquila più fedele e performante.
Visitare questo contesto selvaggio vi garantirà esperienze incredibili, foto indimenticabili e ricordi preziosi.
Il mio consiglio è, una volta atterrati ad Olgii, di dirigersi subito verso Sagsai per entrare a contatto con le tradizioni locali il prima possibile. Qui vi aspettano steppe sconfinate, uno stile di vita austero e tanta, tanta magia.
Un sempre maggior numero di pastori kazaki che abitano nelle fattorie sperdute di Sagsai si sta aprendo al turismo e ospita viaggiatori stranieri. Non aspettatevi grosse cerimonie al vostro arrivo, ma se quello che cercate è un’esperienza autentica, sappiate che non c’è modo migliore per provarla!
Le fattorie sono di solito dei piccoli edifici in muratura, abitati in inverno per difendersi dalle temperature estreme, mentre in primavera-estate ci si trasferisce nelle tipiche ger mongole, di rapido e facile allestimento.
Accanto alla fattoria ci sono le stalle delle mucche, dei cavalli e delle capre da cashmere, ma non aspettatevi che gli animali vi siano rinchiusi dentro. Al contrario, sono liberi di pascolare e muoversi liberamente e vengono chiusi nelle stalle solo nelle notti più fredde dell’anno.
Questi animali sono infatti semi-selvatici, convivono con gli uomini che li nutrono, quindi non hanno nessun motivo per scappare, ma sono organizzati gerarchicamente in branchi, nello stesso modo in cui avviene se vivessero allo stato brado. Vederli gironzolare liberi intorno alla fattoria è davvero emozionante.
Durante il vostro soggiorno, vi sarà chiesto se preferite dormire in casa o in ger. Io ho optato per la ger e, nonostante le rigide notti invernali, non me ne sono mai pentito.
La ger è una tenda circolare di stoffa, tenuta in piedi da uno scheletro di legno. Una cupola forata permette all’aria di circolare in estate, mentre una copertura rimovibile consente di trattenere il calore in inverno.
Al centro della ger è posta una stufa a carbone, che è il cuore della tenda. I mongoli la usano sia per riscaldarsi sia per cucinare e, una volta accesa a carbone, viene in realtà alimentata con lo sterco essicato degli animali della fattoria. Economico, ecologico.
I letti sono disposti nel perimetro esterno: se vi aspettate materassi in lattice, resterete delusi, ma se vi accontentate di un giaciglio su cui stendere il sacco a pelo allora dormirete alla grande.
Un ultimo dettaglio: non ci sono servizi igienici. I wc sono all’esterno e consistono in un buco nel terreno.
Spesso le famiglie di pastori sono anche famiglie di eagle hunters, quindi essere loro ospiti vi darà la grande opportunità di vedere come le addestrano. Ogni eagle hunter dispone di più esemplari di aquile reali e le addestra con grande passione alla caccia della volpe.
Questa pratica millenaria è tipicamente invernale, e si svolge in montagna. Il cacciatore si reca sulla vetta innevata a cavallo, portando l’aquila sul braccio: quando questa avvista una volpe, vi si lancia contro e la riporta al padrone, il quale disporrà della sua pelliccia per cucire gli splendidi cappotti tradizionali.
Ci sono tantissime curiosità sugli eagle hunters, su come addestrano le loro aquile e su come le rilasciano in libertà alla fine della convivenza. Se volete saperne di più, ne parlo in dettaglio qui.
Cavalcare i cavalli semi-selvaggi dei monti Altai è uno dei più bei ricordi delle mie giornate a Sagsai. Ci si alza al mattino, si sellano gli animali, e si galloppa per ore attraverso le sterminate steppe mongole.
Ogni tanto si guadano ruscelli di acqua limpidissima, a cui i cavalli amano abbeverarsi, si incontrano i cani da guardia delle fattorie limitrofe e si avvistano mucche che si sono allontanate per partorire un bel vitello.
Si fa una sosta rilassata per pranzo, si improvvisa una mensa con tavolini e sedie da campeggio, e si assaggiano i piatti tipici della cucina mongola, dai gustosi kushuur, ravioli fritti di montone, allo tsuivan, i noodles saltati (sempre con carne di montone!). Se il paradiso esiste, lo immaginereste così.
Le steppe dei monti Altai regalano delle sorprese archeologiche inaspettate, che vi faranno respirare la storia e la religione del posto: gli stone men turchi e gli ovoo sciamanici.
I Turkic Stone Man sono delle statue di pietra raffiguranti dei busti umani. Si tratta di antiche tombe risalenti al 6°- 8° secolo d.C. che contengono i resti di uomini ritenuti degni di una sepoltura duratura. Al loro interno non è insolito trovare resti di abbigliamento o oggetti appartenenti al defunto. Si stima che ci siano più di 500 stone men in Mongolia, concentrati soprattutto nella regione degli Altai e databili all’epoca del dominio turco sull’area.
Gli Ovoo, letteralmente “cumuli di sassi”, sono appunto dei raggruppamenti di rocce e sassi sulla cui sommità sono piantate delle bandiere colorate. Servono per identificare i luoghi deputati allo svolgimento dei culti sciamanici, che sono molto diffusi in Mongolia. Se ne scorgete uno, fermatevi e girateci intorno tre volte: vi garantirà un viaggio sicuro.
Il festival delle aquile di Olgii è forse il principale motivo che spinge in città i turisti da tutto il mondo. Si tiene ad ottobre, ma le date precise cambiano di anno in anno, e offre opportunità fotografiche uniche.
In Mongolia sono rimasti poco più di 300 eagle hunters e quasi tutti partecipano al festival per dimostrare le loro qualità di cavallerizzi e cacciatori. Il festival dura due giorni, durante i quali gli spettatori assistono a diverse gare e specialità tradizionali che mettono alla prova i cacciatori e le loro aquile. I biglietti vanno comprati in anticipo, e consiglio di rivolgervi ad un’agenzia locale che conosca il luogo esatto della competizione e possa portarvici in sicurezza. Infatti, non vi sono indicazioni stradali e le strade sono tutte sterrate, con possibili guadi di piccoli ruscelli.
A Sagsai si tiene un’edizione minore del Festival, che raggruppa una quarantina di cacciatori e un numero di spettatori inferiore. Dal 2023 l’edizione ottobrina si accompagna a quella del 21 marzo, che celebra l’arrivo della primavera e la fine della stagione di caccia con le aquile. Anche se si svolge nell’arco di una sola giornata e non comprende tutte le specialità del Festival principale, il Sagsai Eagle Festival ha un fascino tutto suo e un’aria decisamente casareccia e autentica.
Ho avuto l’onore di assistere al festival a marzo e ho realizzato degli scatti indimenticabili.
Spostandovi di qualche chilometro da Sagsai e Olgii è possibile dedicarsi ad escusioni e trekking che vi metteranno a contatto con la natura incontaminata e scenari mozzafiato.
Non perdetevi il trek sul monte Tsengel khairkhan, la cui cima sfiora i 4000 metri ed è una delle 13 cime con ghiacciai perenni della Mongolia. I venti possono essere molto forti qui, quindi copritevi strato su strato, senza lesinare!
Un altro trekking molto interessante è l’ascesa alla montagna Tsambagarav. I panorami sono surreali, ma state attenti alla salita molto ripida che può letteralmente spezzare il fiato. È stata molto faticosa anche per degli allenati alpinisti con cui ho viaggiato, io non riuscivo a respirare e sono stato costretto a fermarmi e tornare indietro.
Di ritorno, fermatevi a godere delle splendide viste del Lago Tolbo. In inverno è ghiacciato e si può percorrere a bordo di un fuoristrada.
Se avete la fortuna di visitare Olgii a marzo, non perdetevi la parata cittadina del Navrus Festival, la celebrazione che si tiene in concomitanza con l’arrivo della primavera. Le strade della piccola cittadina si coprono di striscioni colorati e sfilano carri, cavalli e tutte le associazioni associazioni cittadine, dagli eagle hunters alle squadre sportive.
È un evento davvero splendido, che vi garantirà un bagno di folla e di allegria e grandi assaggi di piatti tipici locali, offerti gratuitamente a tutti i presenti in segno di prosperità e amicizia, senza contare che si conclude nella piazza principale con un concerto finale a cui presenzia il presidente mongolo in persona.
Sempre a marzo, in concomitanza con il Navrus e con il Sagsai Eagle Festival, i mongoli preparano delle cene indimenticabili da condividere coi loro parenti e amici. Se siete loro ospiti, dimenticatevi di poter reclinare l’invito.
Trascorrerete la serata del 20 marzo a tavola con i padroni di casa, che vi servirano il Beshbarmak, che significa “5 dita”, perchè viene mangiato con le mani. Si tratta di uno stufato di varie parti di animali diversi, tra cui la testa di pecora, considerata una vera prelibatezza.
Se vi offrono un occhio o il cervello, non tiratevi indietro. Vi stanno offrendo la parte migliore e rifiutare il cibo in Mongolia è considerata una cosa da veri villani!
La serata prosegue tra canti e balli tradizionali: i mongoli sono ottimi cantanti, quindi preparate qualche canzone dal vostro repertorio musicale nazionale o farete brutta figura!
Il centro di Olgii è un luogo adatto per spendere un po’ di soldi alla ricerca di souvenir e prodotti tipici.
Stoffe, vestiti dalle fantasie deliziose, stivali di pelliccia di renna di qualità sapranno conquistare le donne, mentre le innumerevoli marche di vodka incuriosiranno gli uomini.
Ad Olgii ci sono molti negozi, centri commerciali e mercati locali. Fatevi consigliare dalla vostra guida e, in caso di dubbi, partite dalla piazza centrale.
Se desiderate dimostrare il vostro apprezzamento per il servizio offerto dalla vostra guida, dagli autisti e dai pastori che vi hanno ospitato, diffidate da quanto si legge nelle guide turistiche.
Forse un tempo i mongoli apprezzavano che i turisti regalassero loro spazzolini e dentifricio da denti, o pacchi di sigarette, sacchi di riso e sale. Oggi la Mongolia è un paese moderno, dove è facile reperire ogni bene essenziale.
Se non volete fare la figura degli occidentali un po’ razzisti, regalate ai vostri ospiti qualcosa che possano davvero apprezzare. Nel dubbio, chiedete apertamente. I Mongoli sono persone molto aperte e dirette.
Durante il mio viaggio in Mongolia, ho avuto la grandissima fortuna di poter conversare molto in inglese con le mie guide, che mi hanno consigliato cosa regalare in diverse occasioni.
Se siete invitati a cena presso una famiglia del posto, potete regalare una bottiglia di vodka e delle caramelle. Esatto, sacchi interi di caramelle. I supermercati ne sono pieni, e la ragione è che le cene mongole non finiscono con il dessert ma con una manciata di caramelle.
Se invece volete ringraziare la vostra guida alla fine del viaggio, potete comprare una bottiglia di vodka pregiata ma la cosa migliore è senza dubbio lasciare una mancia adeguata. Il costo della vita in Mongolia è poco più basso di quello europeo, quindi basatevi su cifre in linea con gli standard casalinghi.