Si dicono molte cose sulle donne giraffa che abitano in Birmania, alcune delle quali sono piene di inesattezze. Vittime di antiche tradizioni maschiliste o libere portatrici di una cultura secolare, le donne giraffa, o donne cigno, sono oggi parte del fascino esotico del Myanmar e spesso sfruttate per fini turistici. Tutto quello che c’è da sapere e come rispettare le donne giraffa della tribù Padaung.
Le donne giraffa della Birmania, conosciute anche come donne Padaung o donne Kayan, sono un gruppo etnico appartenente alla regione montuosa del nord della Birmania (attualmente conosciuta come Myanmar).
Il termine “giraffa” o “cigno” è spesso utilizzato per descrivere le donne Padaung a causa delle tradizioni culturali che le vedono indossare anelli di rame intorno al collo, creando l’illusione ottica di un collo allungato.
Questa pratica ha origini antiche e si ritiene che abbia avuto scopi simbolici e culturali. Secondo la tradizione Padaung, gli anelli vengono indossati dalle donne come segno di bellezza e status sociale.
Non è chiaro come sia nata la tradizione di apporre anelli di metallo al collo delle donne: alcuni dicono che gli uomini del villaggio iniziarono ad allungare il collo delle proprie donne per renderle poco attraenti e metterle così al sicuro da eventuali rapimenti da parte delle tribù vicine; i più sostengono al contrario che le donne amino ornarsi il collo proprio per apparire graziose agli occhi dei propri uomini.
Vi è infine una leggenda che narra che il popolo Padaung avrebbe offeso gli spiriti Nat, i quali scagliarono tigri fameliche contro la tribù. Gli uomini apposero quindi gli anelli al collo delle donne per difenderle dagli attacchi delle tigri, che di solito cacciano le loro prede mordendole al collo.
La pratica di apporre anelli di rame al collo è assolutamente dannosa per la salute: non solo rende più faticosa ogni attività quotidiana, ma può sfociare in gravi problemi posturali.
Con l’andare dell’età e l’aumento del numero degli anelli, i muscoli del collo si indeboliscono a tal punto che gli anelli diventano un sostegno indispensabile per evitare danni fisici di grave entità.
Una bambina inizia a portare gli anelli dall’età di 5 anni, ma nessuno la obbliga. Se decide di farlo, lo fa per onorare le proprie tradizioni e sentirsi più bella.È importante notare che non tutte le donne Padaung indossano gli anelli.
Negli ultimi anni, molte hanno scelto di abbandonare questa tradizione a causa dei cambiamenti sociali, delle pressioni governative e delle questioni di salute correlate all’uso prolungato degli anelli.
Per via del loro aspetto caratteristico, le donne Padaung sono state spesso oggetto di curiosità e attrazione turistica. I villaggi in cui vivono sono frequentati da visitatori che desiderano vederle di persona. Il numero crescente di curiosi ha però trasformato questi villaggi in mere mete turistiche, facendo sì che le attività quotidiane dei Padaung si trasformassero, orientandosi principalmente all’accoglienza dei visitatori.
Il turismo nelle aree più remote del mondo produce sempre dei cambiamenti drastici, che spesso snaturano le tradizione locali. È bene però anche ricordare che questo spesso avviene con il benestare degli abitanti del posto, che vedono nel turismo un’attività economica ben più remunerativa rispetto ai lavori di sussistenza tradizionali.
Molti oggi si pongono scrupoli morali nel far visita alle donne Padaung. Si chiedono quanto il turismo di massa danneggi la vita dei locali, assecondando tradizioni non solo nocive ma anche lesive della dignità personale: in altre parole, le donne giraffa sono libere di scegliere se indossare o meno gli anelli al collo? O forse è il turismo, con i vantaggi economici annessi, l’unico motivo per cui continuano a farlo? Siamo noi turisti il principale ostacolo alla loro emancipazione?
Sia che decidiate di far visita o meno ai villaggi Padaung, è importante ricordare che le donne giraffa non sono un fenomeno da baraccone, ma le eredi di una tradizione culturale complessa. Rispettare la loro dignità e il loro diritto all’autodeterminazione è essenziale per preservare la loro identità culturale.
È possibile richiedere al vostro tour operator una visita nel villaggio delle donne giraffa mentre esplorate la parte settentrionale del paese, al confine con la Thailandia.
Molti oggi preferiscono evitare l’esperienza, ritenendola troppo turistica e ormai poco autentica: ci si limita a farsi dei selfie con le donne giraffa che accettano pazientemente dietro compenso.
Anche se rifiuterete l’escursione, è comunque probabile che incontrerete alcune donne Padaung durante il vostro viaggio in Myanmar. A me è capitato in negozi di souvenir sulle sponde del Lago Inle, nei pressi del villaggio di Iwama. Una giovane donna e una signora anziana sedevano all’ingresso del negozio, mentre una terza lavorava al telaio.
Le ho trovate di una disponibilità e di una affabilità unica. Non danno assolutamente l’idea di essere forzate, anzi. Sorridono e si intrattengono con noi mostrando anche una certa curiosità nei nostri confronti; mi è sembrato uno scambio culturale autentico e non mi sono sottratto.
Quando si viaggia, è importante evitare di cadere in facili giudizi. Bisogna mantenersi umili di fronte a culture differenti dalla nostra e non presumere di essere i portatori della verità assoluta. Ogni tradizione ha molteplici ragioni d’essere che ci sfuggono, quindi giudicare sommariamente è il primo modo per dimostrare di essere turisti e non viaggiatori.