La metropolitana di Tashkent, in Uzbekistan, è una delle più belle del mondo ma era vietato fotografarla, quindi nessuno se n’era accorto!
Come molti dei viaggiatori che decidono di visitare l’Uzbekistan, anche io rimarrò qualche ora a Tashkent prima di prendere il volo aereo che mi riporterà a casa. Sfrutto le poche ore a mia disposizione per una veloce visita della capitale uzbeka.
Le strade sono tappezzate di manifesti di Al Bano. “Il suo tour è molto atteso qui in Uzbekistan”, dice Mrs Shoista, la guida che ho ingaggiato. Parla un ottimo italiano, al contrario delle altre guide che mi hanno seguito finora, e questo renderà la mia giornata a Tashkent molto gradevole.
“In Uzbekistan amate molto la musica italiana”, rispondo. “A Bukhara ho ascoltato Celentano, Al Bano e i Ricchi e Poveri in ogni angolo di strada!”
L’auto fiancheggia un alto edificio a forma di libro aperto. “Quello è il famoso Hotel Uzbekistan. È a soli 100 metri dalla piazza di Tamerlano. È alto 17 piani ed è stato costruito in tipico stile sovietico. Per la sua posizione centrale, la vicinanza con la fermata della metro e la splendida vista sulla città, molti turisti soggiornano qui”.
Appena scendiamo dalla vettura, il mio sguardo inciampa in un negozio che vende figurine Panini. Con i suoi 5 milioni di figurine vendute nel mondo, l’azienda italiana è leader indiscussa nel settore. Qualcosa di cui andare fieri, insomma!
“Tashkent è spesso poco apprezzata dai turisti, che vengono in Uzbekistan per vivere la magia della via della seta. Qui trovano quartieri moderni e sedi di palazzi istituzionali che forse sono meno suggestivi, ma vivere in questa città può dare grandissime soddisfazioni. Ci sono molte aree verdi e grandi parchi, ottimi locali e ristoranti.”
Come Khiva, Bukhara e Samarcanda, anche Tashkent è stata una città carovaniera sulla via della seta, ha subito la dominazione musulmana e fu distrutta dalla furia di Gengis Khan. Nel 19° secolo, cadde sotto il controllo dell’Unione Sovietica e nel 1930 divenne la capitale dell’Uzbekistan.
Nel 1966, un violento terremoto ne distrusse una vasta area, cambiandone per sempre il volto. La ricostruzione della città avvenne negli anni ’70, per lo più seguendo l’austero stile sovietico.
La prima fermata del tour è la vasta piazza Kast Imom, con la moschea del venerdì Hazrati Imam. Fiancheggiata da due colossali minareti di 54 metri, la moschea è il centro religioso ufficiale della repubblica e risale al 2007, quando fu costruita per volere dell’ex presidente Karimov.
Mrs Shoista mi spiega che il complesso ospita diversi edifici di grande rilevanza religiosa ma che, per via dei limiti di tempo, ci dedicheremo solo alla visita del Museo di Moye Mubarek. “Non è possibile fare nessun tipo di foto e vi prego di rispettare questo divieto. Il museo infatti ospita il corano di Osman, che risale al VII secolo ed è il più antico al mondo”.
La presenza di guardie armate all’interno del museo scoraggia ogni tentativo di trasgressione. Il famoso corano di Osman, di dimensioni ragguardevoli, è conservato in una teca al centro della sala, con la sua copertina in pelle di daino. In passato, Tamerlano lo aveva portato a Samarcanda, poi era stato trasferito a Mosca e, infine, nel 1924, Lenin lo ha donato a Tashkent in segno di amicizia. È il tesoro più grande della città, ma non è l’unico reperto del museo. È possibile vedere decine di altri corani, alcuni di dimensioni così minuscole da strappare un sorriso.
Il mercato più famoso di Tashkent è il Bazar Chorsu, che è situato nel cuore della città vecchia. Purtroppo lo stiamo visitando all’orario di chiusura e molti banchi sono già chiusi.
Ci avviciniamo ad una bottega di fornai dove c’è uno dei tipici forni tandoor. Nella campana di argilla rovesciata sta bruciando della legna e, sulle pareti laterali, stanno cuocendo le tipiche focacce Obi-Non. Con l’ospitalità tipica degli uzbeki, i fornai mi invitano ad avvicinarmi per osservare da vicino. Gli impasti, di forma discoidale, vengono schiaffeggiati contro le pareti interne del forno con movimenti rapidi e decisi. Non se ne stacca una!
Appena fuori dal mercato è situata la Madrasa Kukeldash, con il suo delizioso cortile interno. Risalente al 16° secolo, fu costruita dalla dinastia shaybanide. “La madrasa fu chiusa durante il periodo sovietico, quando divenne un museo dell’ateismo”, spiega Mrs Shoista. “Attualmente la scuola coranica è stata riaperta ed è un grande onore per le famiglie far studiare qui i propri figli.”
Il divieto di professare l’islam è infatti caduto con il regime sovietico, ma la mentalità uzbeka è rimasta laica. L’ex presidente Karimov, che governò fino al 2006, represse nel sangue ogni forma di fondamentalismo, anche se oggi si sta assistendo alla rinascita di un nuovo fervore religioso tra i giovani.
“Molte cose stanno cambiando in Uzbekistan”, commenta la guida. “Il nuovo presidente Mirziyoyev ha aperto alla privatizzazione dei servizi essenziali. Negli ultimi anni, abbiamo assistito ad aumenti impressionanti delle utenze domestiche; il paese si è aperto all’economia di mercato, con il risultato che la produzione di frutta e verdura, una delle nostre eccellenze, oggi è in gran parte destinata all’esportazione. Acquistare ortaggi è diventato carissimo per un comune cittadino. È davvero assurdo”. Rispondo che questo è il prezzo della democrazia e che la situazione che descrive è tipica di tutte le nazioni occidentali, dove regna sovrano il capitalismo. “Oggi, grazie a Mirziyoyev, abbiamo maggior libertà di espressione ma è anche vero che i tassi di delinquenza sono schizzati alle stelle.” Purtroppo, sono contraddizioni note.
L’ultima tappa del nostro tour guidato è una corsa nella bellissima metropolitana di Tashkent. Scendiamo alla stazione da piazza dell’indipendenza, con il monumento ai caduti della seconda guerra mondiale e la scultura con il volo di tre cicogne.
“Tashkent vanta il primo sistema metropolitano costruito nell’Asia centrale”, spiega Mrs Shoista. “Fu iniziata nel 1968, con lo scopo di ammodernare le infrastrutture della città, distrutte dal terremoto del 1966. Quando fu aperta, nel 1977, offriva una sola linea ferroviaria con dodici stazioni. Da allora, si sono aggiunte altre due linee che collegano tutte le parti della città, ma le stazioni progettate dai sovietici vantano le decorazioni più belle”.
Ogni stazione ha infatti un tema specifico, che viene sviluppato nelle decorazioni murali, nello stile delle volte e dei lampadari.
La stazione di Kosmonavtlar, ad esempio, è dedicata alle avventure spaziali dei sovietici e raffigura l’astronomo Ulugbek, nipote di Tamerlano, il cosmonauta sovietico Yuri Gagarin e Valentina Tereshkova, la prima donna nello spazio.
La stazione Paxtakor è invece dedicata alla coltivazione del cotone, di cui l’Uzbekistan era il principale produttore tra i paesi dell’Unione Sovietica.
La metropolitana fu progettata per fungere da riparo antiatomico, quindi fino al 2018 era vietato fotografarla, per motivi di sicurezza nazionale. Questo ha fatto sì che la sua bellezza rimanesse sconosciuta al mondo. Oggi che il paese è uscito dal suo storico isolamento ed è stata abolita la richiesta di visto per i turisti, le fotografie delle sue stupende decorazioni stanno iniziando a circolare e destano grande apprezzamento e stupore.