Ci sono luoghi che visiti per poco più di un’ora ma che ricorderai per sempre.
Kumbakonam, città strategica nel medioevo e oggi poco più che crocevia di strade, è uno di questi.
Lascio Auroville alle mie spalle e mi dirigo in auto verso Thanjavur. È una tratta abbastanza lunga e, viste le tortuose strade indiane, anche un po’ snervante. A pranzo ci fermiamo a Kumbakonam per una breve sosta.
La città oggi appare come un gruppo di case diroccate sorte lungo la strada che porta a Thanjavur, ma nel medioevo Kumbakonam aveva un importante ruolo politico. A dimostrarlo ci sono svariati templi, tra cui 2 siti patrimonio UNESCO situati nelle vicinanze cittadine.
Quando visitate il Tamil Nadu, non perdete mai di vista l’orologio. Purtroppo, infatti, la maggior parte dei templi chiudono all’ora di pranzo, cioè alle 12.30 per poi riaprire nel pomeriggio.
Se cercate di inanellare più visite nello stesso giorno, è sufficiente arrivare con un quarto d’ora di ritardo per perdere la possibilità di vedere un sito. E, considerata la trafficata viabilità indiana, di sicuro vi capiterà di accumulare ritardo su ritardo.
Quando arriviamo al Kumbeshwara Temple hanno appena chiuso. È un peccato perché si tratta del tempio di Shiva più grande della città. Si dice che il lingam al suo interno sia stato creato dallo stesso Shiva, mescolando il nettare dell’immortalità con la sabbia. Se avete più fortuna di me e riuscite a visitarlo, fatemi sapere com’era!
Fortunatamente, incontriamo un gruppo di uomini sotto al gopuram che funge da ingresso del tempio. Mi colpiscono i loro vistosi tilak sulla fronte: stanno armeggiando con alcuni oggetti pazzeschi. Uno sembra un altare decorato con diverse teste di cobra, un altro una cornice vuota… alle loro spalle ci sono tanti elefanti colorati: credo siano per una delle tante manifestazioni religiose che si svolgono di frequente in città.
Invece di allontanarci, gli uomini ci accolgono con grande cordialità, ci lasciano osservare il loro lavoro e si lasciano fotografare.
In qualche modo, abbiamo condiviso un pezzetto della loro quotidianità e lascio il tempio comunque soddisfatto.
Ci dobbiamo “accontentare” di una visita alla Mahamaham Tank, una grossa cisterna d’acqua dolce considerata uno dei luoghi più sacri della città. Qui si dice infatti che confluiscano le acque dei fiumi più sacri dell’India, tra cui il Gange, ma non ho capito se sia vero o se si tratti solo di un desiderio degli abitanti della città. In India si fa un po’ confusione tra desideri e realtà, e questo è uno degli aspetti che più mi affascinano di questo grande pazzo paese.
Due giovani si stanno facendo un bagno nella vasca. È caldissimo qui oggi, nonostante sia il 31 dicembre e in Italia deve fare un gran freddo. I due ragazzi notano la macchina fotografica che ho al collo e iniziano a tuffarsi nella vasca facendo salti e capriole. Vogliono che scatti una foto per poi rivedersi nell’anteprima dello schermo.
Non è facile coglierli nel momento in cui saltano, quindi chiedo loro di tuffarsi di nuovo… e di nuovo… e di nuovo! È un momento di grande complicità e divertimento. Li dirigo a gesti come se fossi il regista e loro gli attori. Devo dire che sono molto pazienti con me, formiamo una squadra ben affiatata… e nemmeno ci conosciamo!
Quando ho lo scatto giusto, gli dico di avvicinarsi e glielo mostro. Intanto, alle mie spalle si è formata una piccola coda di uomini che vogliono essere fotografati!
Purtroppo è ora di andare, altrimenti rischiamo di trovare il tempio di Thanjavur chiuso. Saluto un vitellino che si è fermato a guardarmi per tutto il tempo e salgo sul bus. Adoro l’India, dove incontrarsi è facilissimo. E adoro le mucche, presenze silenziose e benevole che si affacciano lungo il cammino!