Cosa vedere e quando andare in Uzbekistan?
Se state pensando di fare un viaggio in Uzbekistan e di ripercorrere la antica via della seta come dei novelli Marco Polo, ecco alcune indicazioni su come muovervi e programmare il vostro viaggio.
Di solito, chi parte per l’Uzbekistan dedica una settimana alla visita delle principali città carovaniere: Khiva, Bukhara, Samarcanda, una gita fuori porta a Shakhrisabz e un veloce giro a Tashkent, con la sua bellissima metropolitana.
Per un’esperienza più completa, vi consiglio di rimanere qualche giorno in più (almeno 11 giorni) e di dedicarvi anche all’esplorazione di siti meno conosciuti ma altrettanto suggestivi come Moynaq, dove è possibile ammirare i resti del lago Aral e approfondire la conoscenza della sua triste storia, Nukus e il museo Savitsky, conosciuto anche come il Louvre uzbeko, e Toprak Kala, antica capitale dell’impero Kusana.
Potete spostarvi noleggiando un pulmino privato o con il treno ad alta velocità. In questo modo, il vostro viaggio in Uzbekistan ripercorrerà la via della seta da ovest ad est, così come la percorse Marco Polo. Affronterete dapprima le asperità del territorio uzbeko, il deserto e la desolazione di Nukus e Moynaq, con il loro pesante bagaglio storico; poi, gradualmente, accederete agli splendori delle città carovaniere: la prima che incontrerete lungo la strada sarà la piccola e preziosa Khiva, poi la meravigliosa Bukhara (dove vi consiglio di restare almeno due giorni) e infine la magnificente Samarcanda. Prima di ripartire per l’Italia, non fatevi mancare una visita alla spettacolare metropolitana di Tashkent, un capolavoro di architettura sovietica.
Giorno 1 – Atterrate all’aeroporto di Nukus e dirigetevi verso Moynaq. Potete contattare un autista privato o prenotare un posto su un autobus turistico. A Moynaq potrete scegliere se fare la vostra escursione in tenda al lago d’Aral e trascorrervi una notte, o limitarvi a visitare il museo commemorativo e rientrare a Nukus in giornata.
Il Lago o mare d’Aral è stato un lago salato di origine oceanica, formatosi 5,5 milioni di anni fa e situato in un’area che spazia dall’Uzbekistan al Kazakhstan. Sebbene non sia del tutto scomparso, oggi se ne parla al passato. In soli 60 anni l’uomo è infatti riuscito a distruggere il suo delicato ecosistema, lasciando al suo posto un desolato deserto avvelenato. Non a caso, Al Gore lo ha definito “il più grave disastro ambientale di tutti i tempi causato dall’uomo”.
Rientrate a Nukus, visitate con calma il Museo Savitsky, poi raggiungete Khiva. Si può accedere al centro storico solo pagando un biglietto giornaliero: se arrivate al tramonto, forse non vale la pena pagarlo. Passeggiate lungo le mura e ammiratene il particolare metodo costruttivo.
In tempi di avversità, quando tutto sembra perduto, la storia ci insegna che c’è sempre qualcuno che non si dà per vinto e continua a lottare, a dispetto di ogni evidenza. Persone del genere diventano fonte di ispirazione e, qualche volta, i loro sforzi riescono davvero a fare la differenza. Come accade a Nukus, dove sorge uno dei più grandi musei di arte sovietica del 900. Le opere sono scampate alla censura del regime di Stalin solo grazie al coraggio di un uomo, Igor Savitsky.
Giorno 2 – Le guide che parlano italiano sono poche in città e vi consiglio di prenotarle con anticipo, altrimenti potreste dovervi accontentare di una che parli inglese.
Sotto molti aspetti, l’Asia centrale è ancora un territorio inesplorato. Per secoli questa area è rimasta inaccessibile agli occidentali: ecco perché ci appare circondata da un alone mistero, relegata in un altrove sconosciuto. Khiva è una delle città più affascinanti dell’Uzbekistan: la leggenda dice che fu fondata da Sem, il figlio di Noè, nel punto in cui trovò l’acqua scavando un pozzo. Il suo centro storico, circondato da un’alta cinta muraria di mattoni crudi, è talmente ben conservato da essere diventato patrimonio dell’Unesco nel 1990.
Giorno 3 – Trasferimento da Khiva a Bukhara, con tappa intermedia alle rovine di Toprak kala. C’è un biglietto di ingresso ma non vi sono visite guidate. Potrete aggirarvi liberamente tra le rovine. Per favore, rispettatele.
Le rovine di Topraq Kala e Ayaz Kala, in Uzbekistan, sono a dir poco suggestive. L’antica capitale del regno kusano e la catena di fortezze a difesa dei suoi confini sono oggi esposte alle intemperie e rischiano di scomparire del tutto. Si può girare tutta in un’ora circa, arrampicarsi su per le mura e godere del bellissimo panorama. Da diverse angolazioni, gli scorci sull’antica città sono talmente dislocati e multi-livello da ricordare gli schizzi dei mondi impossibili di Escher. Nelle vicinanze, meritano una visita le fortezze di Ayaz Kala.
Giorno 4 e 5 – Bukhara è una città splendida, come poche altre al mondo. Visitate le attrazioni principali, perdetevi nei bazar e fate l’esperienza unica di un hammam tipico. La città si può girare a piedi.
A Bukhara si trova il patrimonio artistico più affascinante di tutta l’Asia centrale. La città infatti è stata sottoposta ad un intervento di restauro meno invasivo di quello riservato a Samarcanda ed oggi incarna meglio di qualunque altro luogo la fisionomia che aveva il Turkestan prima dell’arrivo dei russi. Ogni volta che alzerete lo sguardo, vi cadrà l’occhio sulle facciate delle madrase e i profili dei minareti, che non si stancano mai di farsi ammirare. Sarà amore a prima vista.
Giorno 6 – Visita a Shakhrisabz e trasferimento serale a Samarcanda. Gli spazi all’interno del palazzo Ak Saray sono vasti. Prenotate una guida e chiedetele di utilizzare i bus interni per spostarvi da un monumento all’altro.
Nel tragitto che separa Bukhara da Samarcanda, dedicatevi una breve sosta a Shakhrisabz, una piccola cittadina immersa nel verde, pochi km a sud di Samarcanda.
La città anticamente era conosciuta con il nome di Kesh, finché Tamerlano non la ribattezzò con il nome attuale. Vi fece costruire edifici e monumenti maestosi, tra cui la sua residenza estiva, che diede lustro e fama alla città fino al sedicesimo secolo, quando fu distrutta per vendicare la morte di un cavallo.
Giorno 7 e 8 -Visita di Samarcanda. La città è molto più grande di Khiva e Bukhara. Non potete girarla a piedi. Utilizzate i taxi, che sono facili da contattare e molto economici.
Nessun luogo al mondo richiama alla mente la Via della Seta come Samarcanda. Le sue strade pullulano di miti e leggende e i monumenti costruiti da Tamerlano ne rendono magica l’atmosfera. Nonostante le recenti opere di restauro ne abbiano in parte trasformato il volto, avvicinandola alla tipica cittadina russa coi suoi viali e parchi, Samarcanda resta di una bellezza mozzafiato. Il Registan, il Gur-e-Amir, la Moschea di Bi- bi-Khanym e lo Shah-i-Zinda sono tra i monumenti più spettacolari dell’Asia Centrale. E, se si ripercorre a ritroso il filo della sua storia, non si può non ammirare la tenacia con cui Samarcanda sia rinata più volte dalle proprie ceneri.
Giorno 9 – Visita di Urgut Market e arrivo a Tashkent. Il mercato di Urgut è imperdibile. Non è turistico, quindi non aspettatevi scenari troppo folkloristici. È però una occasione unica per vedere lo stile di vita contemporaneo.
“Tre cose l’uomo non si stanca mai di guardare: l’acqua, il fuoco e il bazar”. Il Bazar di Urgut è un famoso mercato locale che vanta una grande offerta di tessuti e gioielli. Immergetevi una ultima volta nei vicoli di un suq uzbeko e godete della gentilezza dei commercianti locali…
Giorno 10 – Visita di Tashkent e rientro in Italia. Non perdetevi la visita alla metropolitana e il suggestivo Bazar Chorsu!
La metropolitana di Tashkent, in Uzbekistan, è una delle più belle del mondo ma era vietato fotografarla, quindi nessuno se n’era accorto! Molti dei viaggiatori che decidono di visitare l’Uzbekistan restano poche ora a Tashkent prima di prendere il volo aereo che li riporterà a casa. Ecco come fruttare le poche ore a vostra disposizione per una veloce visita della capitale uzbeka…
Se avete deciso di fare un viaggio in Uzbekistan, è bene sapere dove si trova!
L’Uzbekistan è una nazione dell’Asia Centrale senza sbocco sul mare che confina con il Kazakhstan, Turkmenistan, Kyrghzistan, Tagikistan e l’Afghanistan. Fino al 1991 faceva parte dei territori dell’ex URSS ma oggi è una repubblica indipendente. Tashkent, la capitale del paese, conta oggi circa 30.000.000 di abitanti. Fondata su un’oasi dagli arabi nel 750, la città è poi passata sotto il dominio cinese. La dinastia Han la ribattezzò Beitan: più tardi fu distrutta da Gengis Khan, ricostruita e annessa all’Unione Sovietica. Durante il corso della storia, il suo nome cambiò in Chachkand, che divenne poi Taskand e quindi Tashkent.
L’Uzbekistan è 4 ore avanti rispetto all’Italia (3 ore con l’ora legale). Il fuso orario non è tale da procurare i tipici disturbi da jet lag, quindi non preoccupatevi di come potreste sentirvi una volta arrivati a destinazione. Inoltre, non avrete problemi a rimanere in contatto con i vostri familiari e non dovrete chiamare nel bel mezzo della notte per trovarli svegli.
Assicuratevi di avere un passaporto valido almeno 6 mesi dal momento dell’ingresso nel paese. Dal 2019 non è più necessario richiedere il visto turistico per soggiorni inferiori ai 30 giorni. Vi consiglio di contattare l’Ambasciata uzbeka in Italia per qualsiasi dubbio e chiarimento.
La moneta ufficiale dell’Uzbekistan è il sum. Il cambio dagli euro in sum si può effettuare in banca e spesso anche in albergo. In Uzbekistan è facile avere problemi con le carte di credito straniere. Nelle città più grandi, potrete comunque prelevare ai bancomat ma nelle cittadine più piccole, correte il rischio di girare a vuoto alla ricerca di uno sportello funzionante. Per questo motivo, vi consiglio di portare con voi contante sufficiente. Potrebbe rivelarsi molto utile. È possibile cambiare la valuta in banca, in albergo e, spesso, presso i commercianti del posto. Sono ben accetti anche i dollari americani: se ne avete disponibilità, magari per via di un precedente viaggio negli Stati Uniti, portateli con voi.
Il mercato nero della valuta è molto sviluppato e resterete sorpresi da quante volte sarete avvicinati da persone con grossi mazzi di soldi in mano che si offriranno di cambiarvi denaro con tassi vantaggiosi. Per quanto apparentemente vantaggiosa, questa pratica è sconsigliata!
Attualmente, si può cambiare €1 in oltre 12.000 SUM. Probabilmente otterreste un cambio molto più favorevole al mercato nero, ma immaginate la difficoltà di cambiare €100/150 all’angolo di una strada qualunque, tra i passanti che vi osservano, e riempirvi lo zaino di pile di banconote con le quali non avete nessuna familiarità. Riuscireste a controllare con serenità che lo cambio sia avvenuto correttamente? E, soprattutto, come garantirvi dalle attenzioni di qualche malintenzionato?
Personalmente, vi consiglio di approfittare dei bazar dedicati nelle grandi città che incontrerete.
Io ho avuto una buona esperienza in questi tre luoghi:
Small Farmers Market di Bukhara, Bazar Siyob a Samarcanda, Bazar Chorsu a Tashkent.
L’Uzbekistan è un paese privo di sbocco sul mare e, di conseguenza, ha un clima continentale caratterizzato da inverni rigidi ed estati calde. Le stagioni migliori per visitare il paese sono quindi la primavera e l’autunno. Si sconsiglia di andare in pieno inverno, quando la neve rende alcune strade impraticabili, e in piena estate, quando le temperature possono essere insopportabili. Di solito non mi lascio scoraggiare dal clima, quindi ho deciso di visitare l’Uzbekistan in agosto: ho trovato giornate calde e secche più che sopportabili e serate fresche e arieggiate. L’importante è partire muniti di protezione solare, cappelli con ampie visiere e, per i più sensibili al sole, camicie larghe a manica lunga.
L’Uzbekistan è un paese a maggioranza musulmana. È quindi opportuno evitare vestiti troppo scollati o, in ogni caso, coprirsi prima di visitare le moschee. Le temperature in primavera-estate sono variabili nel corso della giornata, quindi è bene vestirsi a strati. Se vi spostate utilizzando un autobus privato, utilizzate un foulard per coprirvi il collo quando è in azione l’aria condizionata.
Vestirsi a strati è un consiglio utile anche se viaggiate in autunno-inverno, tenendo presente che le temperature di notte possono farsi molto rigide.
Vi consiglio di atterrare all’aeroporto di Nukus e ripartire da quello di Tashkent. Il resto del tragitto potete farlo utilizzando il treno ad alta velocità o noleggiando un pulmino con autista privato. Nelle città è possibile spostarsi utilizzando il taxi a prezzi modici.
Dal 2016, con l’elezione di Mirziyoyev a presidente della repubblica, l’Uzbekistan ha iniziato un rapido cammino di apertura all’economia di mercato e al turismo internazionale. I riscontri sono assai positivi: la Lonely Planet ha inserito il paese nella lista delle mete da visitare al più presto e la straordinaria ospitalità degli uzbeki sta innescando un passaparola virale tra i viaggiatori. Il settore turistico è in rapida espansione, quindi non affidatevi ai racconti di chi ha visitato il paese negli anni passati per avere una immagine affidabile di ciò che vi aspetta. Ho girato l’Uzbekistan nel 2019 e posso garantirvi che potrete fare affidamento su strutture ricettive di buon livello, dotate di camere pulite e servizi privati esclusivi.
Negli alberghi il wifi è sempre presente e la connessione è gratuita, ma la velocità della connessione spesso non è delle migliori e si potrebbero avere problemi a connettersi se ci sono troppi utenti in linea. Vi consiglio di comprare un SIM uzbeka all’arrivo nel paese: vi garantirà una connessione ad internet più veloce e potrete utilizzarla per contattare ristoranti, alberghi e guide senza spendere una fortuna. Non sono richieste particolari procedure burocratiche per attivarla ed è oggettivamente molto comoda. Al termine del viaggio assicuratevi di non cederla a terzi. Riportatela a casa in ricordo del viaggio o spezzatela e gettatela negli appositi cestini. Non è necessario fare comunicazioni di disdetta alla compagnia telefonica.
La cucina uzbeka è molto ricca e variegata perché, grazie alla sua storia, ha subito influenze da tutte le tradizioni culinarie dell’Asia centrale. I pasti iniziano con un antipasto da condividere tra i commensali, che comprende vari tipi di insalata fresca e verdure stufate, zuppe di lenticchie e dense creme di yogurt. Ogni città vanta una propria specialità ma tutte si cimentano nel plov, il piatto nazionale. Si tratta di un’abbondante porzione di riso bianco condito con diverse verdure, uova sode e carne stufata pazientemente per molte ore fino a diventare tenerissima. Ottimo anche il pane cotto sulle pareti dei tradizionali forni a legna. Molti mercati alimentari hanno un forno in cui è possibile vedere il processo della cottura: comprate le focacce appena sfornate, non ve ne pentirete. Lo street food non è molto variegato, ma di sicuro è gustoso: provate le piadine di pane fritto e ripieno di formaggi e verdure. Per quanto riguarda le bevande, ho trovato ottima la birra locale, mentre ho avuto delle pessime esperienze con il caffè, anche quando viene proposto come espresso, perché in realtà è quasi sempre filtrato e ha il sapore di una brodaglia scura simile ad un caffè americano allungato. Conviene invece affidarsi alla tradizione locale e bere il chai, il tè, abbinandolo ai dolcissimi biscotti del posto. Se vi sentite abbastanza avventurosi, provate un bicchiere di kefir, una bevanda di latte acido fermentato che in molti paesi dell’Asia centrale viene considerato una sorta di elisir di lunga vita grazie alla presenza di molteplici ceppi di fermenti lattici attivi. Le sue proprietà antiossidanti e di rinforzo del sistema immunitario hanno ormai fama e diffusione globale.
La maggior parte dei locali dove ho mangiato ha avuto grosse difficoltà a gestire le ordinazioni dei singoli componenti del gruppo. Questo in parte è dovuto alle barriere linguistiche, ma soprattutto si tratta di un fattore culturale. In Uzbekistan i piatti vengono serviti al centro della tavola e i singoli componenti del gruppo o della famiglia vi si servono a turno.
Se viaggiate con un tour operator, è probabile che vi abbiano già prenotato tutti i ristoranti e si siano accordati per un menù fisso a prezzo abbordabile. In tal caso, evitate di fare impazzire il cameriere con un ordine ad personam: lasciate che vi servano il loro antipasto della casa e limitatevi a personalizzare la portata principale, anche se il più delle volte vi chiederanno di dividerla almeno tra 3 persone. Nel corso del mio viaggio, dopo diversi fraintendimenti e inutili perdite di tempo, ho deciso di rilassarmi e di lasciar fare al cameriere di turno. Vi consiglio di fare altrettanto: assaggiate le pietanze del giorno. Qualcuna sarà di vostro gradimento, qualcun altra forse no. D’altronde sperimentare cose nuove fa parte del viaggio, no?
Allo stesso modo, se viaggiate in gruppo, non accanitevi per dividere il conto in base alle portate effettivamente consumate da ciascuno. Pagate alla romana: leggere il conto scritto in cirillico e comprendere il costo di ciascuna portata si rivelerebbe un’esperienza snervante e ne uscireste in ogni caso sconfitti.
I bazaar uzbeki sono famosi in tutto il mondo. I commercianti sono cordiali e accoglienti, ma anche un tantino astuti. Se vi piace un articolo, chiedetene il prezzo e siate pronti a contrattare. Un detto uzbeko recita infatti “Se non contratti sul prezzo, il commerciante si offende”. Di norma potete ottenere uno sconto consistente, quasi fino alla metà del prezzo iniziale. Siate pazienti e non comprate nulla se andate di fretta! Soprattutto, non date per scontato di poter trovare lo stesso articolo in un altro mercato o in un’altra città. Potreste rimanere a mani vuote.
L’Uzbekistan è rinomato per la produzione di ceramiche fatte a mano, ricami, tappeti e stoffe di seta. Ogni regione ha la sua particolare tradizione: Bukhara, ad esempio, è famosa per la realizzazione di tessuti intrecciati con fili d’oro. Se volete riportare a casa un souvenir o un regalo gradito agli amici senza spendere un occhio della testa, vi consiglio di orientarvi sulle bellissime sciarpe e foulard di lana di cammello. Ma fate attenzione: non lavatele per un nessun motivo in lavatrice! Caratteristico è anche il tubeteika, un cappello di pellica di Karacul molto caldo e confortevole nei rigidi inverni uzbeki.
Anche l’oggettistica in legno intagliato è molto interessante e vi capiterà di certo di ammirare giovani falegnami all’opera nelle loro botteghe. Oltre a infiniti tipi di statuette e cornici, vi imbatterete sicuramente nelle splendide scacchiere dipinte a cui è davvero difficile resistere.
Portate con voi la classica borsa di pronto soccorso contenente garze e acqua ossigenata, antipiretici, antistaminici e antibiotici ad ampio spettro, antidiarroici e regolatori del transito intestinale. Affidatevi al vostro medico di famiglia per scegliere cosa mettere nella borsa. Non dimenticate la protezione solare, specialmente se partite in estate. Sentitevi sicuri di assaggiare ogni pietanza cotta, ma fate attenzione alle verdure fresche. Tutto ciò che viene lavato con acqua di rubinetto e non accuratamente asciugato è un potenziale pericolo per il viaggiatore europeo. Fate attenzione a che piatti, bicchieri e posate siano asciutti. Nel dubbio, prendete una salvietta e finite di asciugarli voi. Se avete uno stomaco delicato, lavatevi i denti con l’acqua in bottiglia e tenete la bocca chiusa mentre vi fate la doccia!
Non occorre nessun permesso per fotografare moschee e madrase. Nei musei, vi sarà chiesto di pagare un supplemento se intendete fare fotografie con una reflex. È invece incluso nel costo del biglietto la possibilità di scattare foto con il proprio smartphone.
Nonostante sia un paese musulmano, gli anni trascorsi sotto l’influenza sovietica hanno reso l’Uzbekistan un paese dalla mentalità laica e tollerante. Le persone sono di una gentilezza disarmante. Tutti si lasciano fotografare volentieri, compresi le donne e i bambini, ma chiedete sempre il permesso. Davanti alla fotocamera, le persone diventano serie per mostrarvi la loro espressione più intensa. Di rado sorrideranno. Si tratta di un fatto culturale, non di una mancanza di disponibilità allo scatto. Proprio per l’estrema disponibilità con la quale sarete accolti, evitate di essere invadenti e non approfittate troppo della pazienza degli uzbeki.
L’Uzbekistan è la culla dello zoroastrismo, che si diffuse nel VI secolo a.C e prosperò fino all’VIII secolo d.C., quando gli Arabi imposero al paese la conversione all’Islam. Nel XX secolo i Sovietici vietarono qualsiasi culto religioso per editto e il paese divenne completamente laico.
Oggi, dopo il crollo dell’Impero Sovietico, il 90% della popolazione si professa musulmano, il restante 10% si divide in cattolici, ortodossi e buddisti.
Se vuoi conoscere meglio il contesto storico-culturale dell’Uzbekistan senza trascorrere settimane sui manuali di storia ed economia politica, qui di seguito trovi le coordinate essenziali per comprendere le radici del paese che stai per visitare.
Per un excursus più completo, ti consiglio di leggere
L’Uzbekistan è uno dei più antichi territori abitati dall’uomo e qui nacque lo Zoroastrismo, la più antica religione monoteistica del mondo. Basata sugli insegnamenti del profeta Zarathustra e risalente al VI secolo a.c., questo credo dominerà incontrastato in tutta l’Asia centrale fino al VII secolo d.c., quando verrà soppiantato dall’Islam.
Nel IV secolo a.c. l’area viene sconvolta dal passaggio di Alessandro Magno, che conquistò facilmente la Sogdiana e la Battriana, espugnò Samarcanda e Tashkent, per poi proseguire nella sua campagna di conquista verso l’India.
Alla sua morte, l’area trova un momento di stabilità sotto l’impero Kusana, fondato dalla tribù degli Yuezhi. Grazie a loro, tra il I e il III secolo d.c., l’Asia minore divenne crocevia di intensi scambi commerciali e culturali tra Oriente e Occidente, grazie ad un fitto reticolo di itinerari terrestri e marittimi, esteso più di 8.000 km. Il cuore di questi traffici furono le città cosmopolite di Bukhara e Samarcanda, che raggiunsero una clamorosa ricchezza. Vi arrivavano mercanti, pellegrini e diplomatici e qui si scambiavano merci, idee, tecnologie. Ne scrisse, tra il 1200 e il 1300, Marco Polo ne Il Milione, una vera enciclopedia di tutte le conoscenze geografiche disponibili all’epoca.
Nel 1220, guidati da Gengis Khan, i Mongoli invasero l’odierno Uzbekistan, rasero al suolo Samarcanda, Tashkent e Bukhara. I suoi soldati furono lasciati liberi di stuprare e saccheggiare, i suoi cavalli calpestarono i libri sacri dell’Islam e Gengis Khan salì sul pulpito della moschea principale e gridò, ad una folla terrorizzata: ‘Io sono il castigo di Dio per i vostri peccati’. In soli 15 anni di guerra riuscì ad occupare tutta la Cina, la Russia e tutta l’Asia centrale. Alla sua morte, il suo impero venne diviso tra i suoi eredi e l’area rimase frammentata fino all’arrivo di Tamerlano, che vantava di essere suo discendente.
Attraverso una serie di rapide campagne belliche, Tamerlano riuscì a conquistare l’Iran, la Mesopotamia, l’India, parte della Russia e della Cina e a riunificare gli stati dell’Asia centrale (Kazakhstan, Uzbekistan, Turkmenistan e Kirghizistan).
Ancora oggi, il nome di Tamerlano è osannato dalle popolazioni turco-mongole e gli viene riconosciuta un’importanza simile a quella che noi occidentali diamo ad Alessandro Magno.
Oggi i suoi resti sono conservati nel mausoleo di Gur-e Amir, a Samarcanda.
Nella seconda metà del 1800, i Russi si interessarono ai territori dell’attuale Uzbekistan e li riunirono sotto la bandiera del Turkestan. Spinsero da subito affinché fossero introdotte l’uso della lingua russa e la coltivazione intensiva del cotone. Furono costruite infrastrutture e ferrovie per facilitare il commercio, si svilupparono industrie e si costruirono scuole, con un miglioramento notevole delle condizioni socio-economiche dell’area.
Nel 1924, nasce la Repubblica Socialista Sovietica dell’Uzbekistan. Tra il 1932 e il 1938, Stalin promosse una feroce campagna antireligiosa, chiamata “Movimento degli atei”. I luoghi di culto vennero sequestrati e trasformati in musei, sale da ballo, magazzini e fabbriche. Come risultato di questa laicizzazione forzata, nel 1960 quasi nessuna donna uzbeka indossava il chador e tutte le ragazze conseguivano lo stesso livello di istruzione dei ragazzi.
Nel 1991, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, l’Uzbekistan divenne uno stato pienamente indipendente. Governato fino al 2016 dal presidente autoritario Karimov, ha faticato a trovare una propria identità democratica. Karimov infatti ha annientato ogni possibilità di opposizione politica ed esercitato un controllo totale sui mezzi di informazione.
Alla morte di Karimov, nel 2016, è stato eletto presidente Mirziyoyev, che ha allentato i metodi autoritari del suo predecessore, aprendo all’economia di mercato e concedendo maggior spazio ai partiti islamici.
L’Uzbekistan ha il patrimonio architettonico più affascinate dell’Asia Centrale. Qui, ai confini dei grandi imperi, sono confluite influenze artistiche tra le più disparate, come quelle iraniane, greche e indiane. Purtroppo a causa della furia distruttrice di Gengis Khan e di altri invasori, poco rimane ai giorni nostri dell’epoca pre-islamica.
La maggior parte dei beni architettonici centro-asiatici che possiamo ammirare oggi risale all’epoca timuride. A differenza di Gengis Khan, infatti, Tamerlano aveva un senso artistico sopraffino. Durante le sue cruente spedizioni militari, fece prigionieri artisti ed artigiani, li deportò in Asia centrale e li utilizzò per ricostruire le città distrutte dall’avo mongolo.
È solo grazie al loro intenso lavoro che oggi possiamo apprezzare lo stile unico di città come Bukhara, Khiva e Samarcanda, con le loro cupole turchesi, i monumentali portoni di ingresso ad arco, i minareti affusolati e l’esuberanza decorativa delle piastrelle colorate.