Tutto è straordinario a Varanasi. Se non avete mai sentito parlare di questa città indiana, stenterete a credere a quello che state per leggere.
Abitata da circa 3.500 anni, Varanasi, o Benares, è uno degli insediamenti umani più antico del mondo: la mitologia induista vuole che l’ansa del Gange in cui sorge la città è il luogo in cui fu creato il mondo intero e l’unico che sopravviverà alla sua distruzione. Questo rende Varanasi la città più sacra in assoluto per gli induisti.
Circa un milione di pellegrini vi si recano ogni anno per compiere le abluzione nel Gange e mondare così i propri peccati.
Non solo: gli induisti sono convinti che morire a Varanasi ed essere bruciati lungo la riva occidentale del fiume consenta di sfuggire al ciclo delle reincarnazioni, o samsara.
Smettere di rinascere e soffrire le pene della vita è la finalità ultima del percorso spirituale induista. Solo le anime pure possono infatti disincarnarsi definitivamente e ricongiungersi con il tutto cosmico da cui provengono. Per raggiungere un tale livello di risveglio spirituale sono necessari moltissimi cicli vitali (nei quali si può sia progredire che regredire, incarnandosi in forme di vita inferiori): morire a Varanasi offre il vantaggio di completare questo processo una volta per tutte.
Per questo motivo, in età avanzata, molti indiani si recano a Varanasi e aspettano con serenità il momento del proprio trapasso, fiduciosi di potersi ricongiungere con Ganga, la dea madre che dà vita e nutre le acque del fiume Gange.
Considerate queste premesse, si può affermare con certezza che nessuno arriva Varanasi per caso. Gli induisti hanno ben chiaro quale sia lo scopo di una visita in città, così come i viaggiatori stranieri che vi si recano. Difficilmente il turista in cerca di svago sceglierà Varanasi come sua destinazione: la città ha molto da offrire, ma solo se si desidera davvero assistere ad aspetti molto intimi e spesso controversi della professione di fede induista. A Varanasi, la vita e la morte si tengono per mano, come sorelle: è impossibile separare i due aspetti ed è necessario aprire cuore e mente per comprendere questa realtà senza lasciarsi sopraffare dalle emozioni o cadere in facili giudizi.
Ho soggiornato a Varanasi una settimana e, al momento di lasciare la città, mi sono pentito di non averle dedicato più tempo. Infatti, nonostante le principali attrazioni si possano visitare in un paio di giorni, la straordinarietà di ciò che vi accade ha continuato ad attirarmi come una falena alla fiamma. Avrei voluto poter passeggiare lungo i ghat più a lungo o assistere per ore alle cremazioni alle prime luci dell’alba.
Perché Varanasi non è solo una città indiana, ma un vero e proprio portale interdimensionale.
Varanasi sorge sulla riva occidentale del Gange. Si può accedere al fiume tramite delle apposite scalinate, chiamate Ghat. In tutto sono 84 e coprono una distanza di circa 6 km. Vi consiglio di passeggiare fino a percorrerli tutti.
Le scene di vita quotidiana e devozione religiosa che vi si svolgono sono in assoluto la cosa più straordinaria a cui assistere: pellegrini che si immergono e pregano; sadhu immersi in meditazione o pratiche yoga; donne che fanno il bucato e lo stendono ad asciugare sui gradini dei ghat; uomini che si fanno lo shampoo e si insaponano nel fiume; bambini e adulti che si divertono a schizzarsi l’acqua per gioco.
In India la privacy è un concetto poco praticato e a Varanasi la vita si svolge lungo le sponde del Gange!
Appena arrivati sui ghat a Varanasi, qualcuno si avvicinerà a voi per offrirvi un giro in barca. Non siate diffidenti ed accettate!
La vista della città dal Gange è sensazionale, sia all’alba che al tramonto. Potrete anche usare la barca a mo’ di taxi, quando siete stanchi di camminare. Contrattate un po’ sul prezzo, ma senza esagerare.
Molte città sacre sono sorte nei secoli lungo le sponde del Gange, ma solo a Varanasi i forni crematori sono posizionati nel centro urbano.
Il più importante ghat crematorio è il Manikarnika Ghat, dove pire di legno bruciano i corpi dei defunti ininterrottamente da millenni. Ogni cremazione richiede circa 3 quintali di legna: le strade che portano al Ghat sono quindi riempite da cataste di tronchi che i negozianti vendono ai familiari del defunto.
Un turista può difficilmente osservare le pire da vicino, tanto meno scattare fotografie (per farlo, ho avuto bisogno di un permesso speciale): fate attenzione ai furbetti che si avvicinano chiedendovi una donazione e soprattutto cercate di avere il massimo rispetto se decidete di avvicinarvi al Ghat.
Varanasi è una città sacra e, come tale, pullula di templi, altari ed edicole. Un detto indiano recita: “Non si sa se a Varanasi ci siano più templi nelle case o case nei templi”!
Visitate i principali siti religiosi, ma non trascurate di scovare gli altari minori. I due tempi più famosi della città sono il Nepali Temple e il Tempio d’oro: il Nepali Temple è uno dei più antichi tempi di Shiva presenti a Varanasi. Fu costruito nel 19° secolo dal Re del Nepal ed è una replica del Pashupatinah Temple a Kathmandu. Si trova lungo il fiume Gange, poco prima di arrivare al Manikarnika Ghat. Per accedervi si paga un ingresso e si salgono degli scalini alti e ripidi. La vista del Gange dal tempio è davvero suggestiva.
Il tempio d’oro, o Kashi Vishwanath, è uno dei luoghi più sacri della città. È riservato solo agli induisti, pertanto è inaccessibile ai turisti. Potete comunque osservarlo dall’esterno. Io non ho potuto fare nemmeno questo, per via della guardia armata che lo sorvegliava durante i discussi e discutibili lavori di abbattimento dei quartieri limitrofi.
Se vi allontanate dai ghat e vi addentrate nei vicoli della città, scoprirete che Varanasi è un dedalo di incroci e stradine tortuose in cui confondersi fino a perdere l’orientamento. La cosa più stupefacente è che ogni percorso che affiderete al caso vi regalerà scorci sempre nuovi e vi imbatterete in migliaia di piccole botteghe e negozi di artigianato locale. Se prestate attenzione, scoprirete che Varanasi è disseminata di oltre 6.000 templi e piccoli altari: ogni casa ha infatti un suo altare di Shiva, spesso ricavato sulle mura esterne dell’edificio; ad ogni crocevia potrete poi ammirare piccoli altarini, ricavati nei punti più impensabili, ciascuno con un piccolo lingam da venerare.
A Varanasi prenderete presto familiarità con queste strane statuette: i lingam simboleggiano il fallo di Shiva sorretto da una forma concava che raffigura la vagina di sua moglie Parvati. No, non si tratta di uno scherzo e state attenti a non cadere in facili ironie: il lingam è uno dei simboli più cari per oltre un miliardo di induisti, al pari del crocifisso per noi cristiani.
A Varanasi l’80% delle persone sono vegetariane. In città sono due i mercati di frutta e verdura principali: si tratta di luoghi molto frequentati e interessantissimi da visitare. Io ho passato qualche ora nel mercato Panckoshi: i fruttivendoli sono davvero amichevoli e, considerata la selfie-mania che imperversa in India, vi divertirete senz’altro a scattarvi foto con loro!
Se avete una giornata extra, chiedete ad una guida locale di portarvi a vedere una fabbrica di mattoni.
Io ho visitato quella di Chaubepur, raggiungibile con un’ora di taxi da Varanasi, ed è stata un’esperienza davvero incredibile. Potrete assistere al processo tradizionale di stampo e cottura dei tipici mattoni di argilla rossa che vengono usati da secoli nell’edilizia indiana.
Qualche anno fa, alcune associazioni per la tutela dei diritti umani hanno denunciato le precarie condizioni del lavoro nelle fabbriche e lo sfruttamento di minori sottopagati, gettando una luce sinistra su questa realtà lavorativa. C’è ancora molta strada da fare, ma devo dire che a Chaubepur ho trovato una realtà molto allegra e positiva, quindi consiglio una visita!
A Sarnath, pochi chilometri a nord di Varanasi, sorge un importante santuario buddista. Qui, infatti, Gautama Siddharta il Buddha iniziò la sua predicazione ed espose ai suoi seguaci i sermoni che contengono il cuore della dottrina buddista: le quattro nobili verità e l’ottuplice sentiero.
Il santuario di Sarnath, con il suo grande parco archeologico disseminato di stupa e rovine di templi, merita senz’altro una visita, ma fate attenzione a non confonderlo con il dozzinale tempio limitrofo.
Il cibo indiano è notoriamente ricco e saporito. Se non amate la cucina troppo piccante, potete sempre chiedere di preparare un piatto senza spezie o peperoncino. Io non ho ottenuto nessun risultato, ma vale sempre la pena fare un tentativo!
A Varanasi i ristoranti più turistici (e cari) sono sui ghat: li consiglio perché offrono pietanze tipiche indiane a standard igienici non certo europei, ma comunque sicuri. Io sono riuscito a gustare tutto senza incorrere in problemi intestinali.
Se poi avete lo spirito degli avventurieri e una flora intestinale invincibile, assaggiate il lassi, una bevanda tipica a base di yogurt e spezie, o gustate lo street food che viene servito in piccole porzioni dai venditori ambulanti. Io non ho osato tanto, ma ho incontrato viaggiatori che ne andavano matti e non ne avevano risentito in termini di salute.
Varanasi è piena di scuole e centri di yoga. È possibile prenotare una lezione per prezzi davvero irrisori. Io non l’ho fatto perché sono un pezzo di legno, ma ho comunque osservato a lungo i sadhu e i pellegrini che praticavano il saluto al sole all’alba. La loro flessibilità era straordinaria. Chissà, magari prossima volta che torno a Varanasi mi lancerò in questa esperienza!
Ci sono stata due volte….ti colpisce al cuore….ti rimane dentro….magica come lo è l’India
Bravissimo Andrea, hai sempre “respirato” e guardato con il cuore il mondo ….Varanasi ti entra dentro bussando al cuore e inondandolo di emozioni…
Bravo Andrea. Di Varanasi non si può fare a meno. Vista una volta, se ne subisce sempre il richiamo.
Varanasi❤️la città sacra per eccellenza. Ogni volta che vado in India mi fermo per qualche giorno e ogni volta me ne innamoro sempre di più. Adoro tutto di Varanasi, persino i crematori. Amo alzarmi alle quattro del mattino, camminare lungo i ghat, fare yoga, ascoltare i mantra, vedere l’alba che tinge il Gange di arancione, fermarmi sui ghat ad assistere all’aarti del mattino e della sera. Vedere le persone che arrivano da villaggi lontani, alcuni per morire, altri pregano, altri si lavano, chi fa il bucato, chi gioca e chi arriva con i defunti….lo scorrere della vita in tutte le sue fasi. Assistere alle cremazioni era una cosa che mi terrorizzava, ma a Varanasi, la vita va a pari passo con la morte e tutto diventa così normale al punto da riuscire a far sparire le mie paure e i miei timori e far diventare la cremazione sul fiume, con le sue fiamme, i suoi fumi e i suoi odori la cosa più normale al mondo. Ogni volta che vado in India torno cambiata, più ricca, con tantissime emozioni contrastanti, con una consapevolezza diversa,più felice e serena. L’India o la ami o la odi, non c’è via di mezzo. L’India ti colpisce al cuore. Ti apre la mente, non è un viaggio per un paese ma all’interno di se stessi
Complimenti per le foto e l’articolo… Conto di vederla a breve…Varanasi… ❤️❤️
Alcuni scatti mi hanno ricordato le vedute di Venezia ad opera del Canaletto.♥️
Guarda, sono sincero, nn ho letto tutto, ma quando sono giunto alla frase “Perché Varanasi non è solo una città indiana, ma un vero e proprio portale interdimensionale.”… e qui mi sono detto, questo é uno bravo.. non ha usato/scopiazzato uno dei tanti aforismi (o commenti…) sull’India, ha cercato di usare parole proprie, originali; vuol dire che veramente ha aperto la sua mente e ha “sentito sulla sua pelle” quello che l’India gli ha voluto trasmettere, quindi, appunto… bravo!
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10 Comments
Parto per Varanasi il 28 dic… 😘 Ti sto seguendo in tutti i tuoi post e guarda un po’…. Sono sempre “quella” della Dancalia 🤪
che dire? scegliamo gli stessi viaggi!! Varanasi a dicembre è splendida. Io ci ho trascorso il Natale e la città immersa nella nebbia è strepitosa! Copriti bene, è freddo!!!